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Infarto del miocardio: un approccio innovativo per rigenerare il cuore

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La dottoressa Simona Casarella, dottoranda presso il laboratorio di Anatomia Umana guidato dalla Professoressa Francesca Boccafoschi, insieme alla studentessa magistrale Federica Ferla, si occupano del progetto ''Identification of laminin-binding oligopeptides in cardiac development: a possible use in functionalized dECM-based biomaterials to restore cardiac functionality in late phase of acute-Myocardial Infarction (MI)'', che ha come obiettivo quello di studiare la rigenerazione funzionale cardiaca dopo un infarto attraverso l'utilizzo di biomateriali innovativi. 

 

L'infarto del miocardio colpisce circa 3 milioni di persone in tutto il mondo ed è associato a fattori di rischio modificabili (per es. abitudini di vita, fumo di sigaretta, etc) e non modificabili (per es. sesso, familiarità, etc). 

Una delle principali cause è l'aterosclerosi, ovvero la formazione di placche aterosclerotiche che causano occlusione vascolare con conseguente morte cellulare in seguito alla inadeguata o assente vascolarizzazione del tessuto e necrosi dell'area danneggiata. 

Il ripristino funzionale del tessuto danneggiato o la sua sostituzione è resa complessa anche dal fatto che i cardiomiociti (cellule muscolari cardiache) mancano di capacità rigenerative. 

 

Le principali terapie cliniche per l'infarto includono terapie farmacologiche ed impianto del dispositivo di assistenza ventricolare (VAD), tuttavia nessuna di queste strategie è capace di restaurare il fenotipo cardiaco delle cellule ed evitare la perdita funzionale dell'area interessata.

Data l'alta incidenza della patologia e la inadeguatezza delle attuali soluzioni terapeutiche, l'ingegneria cardiovascolare è un campo di particolare interesse per la ricerca di base e traslazionale.

A tal proposito, i biomateriali, composti da materiali sintetici e/o naturali, rappresenterebbero una possibile soluzione per la  rigenerazione cardiaca. 

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Cardiomiociti primari contrattili isolati da cuori di topi neonatali.

Il progetto di cui ci occupiamo mira a studiare un possibile approccio rigenerativo attraverso l'utilizzo di un idrogel iniettabile biologico che vada a stimolare meccanismi di riparazione attraverso componenti molecolari quali la matrice extracellulare (ECM) ed integrine specifiche, ovvero recettori di membrana coinvolti nell'adesione e nel differenziamento delle cellule cardiache. 

Perché questi componenti? ECM, integrine e altre molecole ad esse associate giocano un ruolo importante sia in condizioni fisiologiche che patologiche in ambito cardiaco. Infatti, dopo un infarto, la cicatrice fibrotica che viene a formarsi altera le comunicazioni cellule-matrice extracellulare, cambiando dunque le composizioni molecolari fisiologiche e meccaniche cardiache. 

Per mimare con grande approssimazione la matrice extracellulare, gli idrogel (matrici tridimensionali ad alto contenuto acquoso) sono degli ottimi candidati, vista la loro eccezionale biocompatibilità e la bassa immunogenicità. Questi, inoltre, hanno riscontrato la potenzialità di indurre meccanismi di riparazione in vari tipi di tessuto, promuovendo l'infiltrazione cellulare, soprattutto di cellule progenitrici, la neo-vascolarizzazione e il rimodellamento funzionale. 

 

Infine, gli idrogel hanno esibito risultati incoraggianti nella riparazione cardiaca sia come supporti meccanici sia come veicoli per molecole bioattive come fattori di crescita, farmaci, citochine. 

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